A piedi nei luoghi del silenzio | Valentina Scaglia

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A piedi nei luoghi del silenzio | Valentina Scaglia

 

Ricordo la prima volta che ho parlato con Valentina Scaglia è stata per telefono. Aveva dovuto abbandonare la sua inseparabile tenda per cercare ospitalità in un piccolo albergo arroccato sulle coste della Cornovaglia. Difficile farla franca contro una pioggia battente anche per chi ha percorso in lungo e in largo buona parte di questo mondo. Adesso la ritrovo quattro anni dopo a mettere la firma su un testo di 256 pagine che, a differenza delle sue lunghe e lente camminate, scorre via veloce. Valentina, guida, giornalista ed esperta di astronomia presenta le zone wilderness del nostro paese. Si tratta di quei posti spesso tutelati in quanto serbatoi di specie rare di flora e fauna, non facili da raggiungere, a volte addirittura quasi inaccessibili perché distanti dalle principali vie di comunicazione o semplicemente per il loro terreno impervio.

Sono luoghi in cui la presenza umana non è prevista: fiumi smeraldini ma anche foreste vetuste e gole rocciose. Insomma, l’antitesi del turismo. E non è affatto detto che siano aree di montagna o distanti dalle grandi città. Come ricorda Valentina, «un giorno, mentre partivo zaino in spala, un’amica di guardò con diffidenza: “Vuoi attraversare una zona disabitata? Ma ti rendi conto? Siamo in Lombardia. In mezzo a dieci milioni di persone, dove vuoi trovare un angolo deserto?”. Le cifre, in effetti, le davano ragione» eppure «l’amica si sbagiava. Perché il nostro paese, così pieno di contraddizione, è un Giano bifronte (uno sguardo al passato, uno al futuro), dalla geografia schizofrenica».

E così, via all’apertura delle porte di quel deserto mediterraneo del Supramonte; della terra inquieta dell’Aspromonte; dell’area disabitata più grande d’Italia, Orsomarso; dell’isola fortezza di Montecristo; delle valli sorelle della Toscana di montagna; della Romagna segreta tra le foreste casentinesi e Sasso Fratino; del lato wild dei Monti Pallidi delle Dolomiti Bellunesi; della valle addormentata di Vesta; del cuore della riserva integrale della Valsolda; della Val Grande, la nascita del mito wilderness. La sua «è anche una ricerca personale. Se prima conducevo una vita più regolare con orari predefiniti, adesso le mie giornate sono più movimentate e mi consentono una maggiore possibilità espressiva. E mi permettono di inseguire i tanti sogni cullati nel passato».

Ma quali sono i percorsi di Valentina? «Sono specializzata in quelli di media montagna – racconta – anche con clima difficile. In generale non sono una tipa da alta quota. Ho girato le Alpi, le tante vallate facilmente raggiungibili da Milano, la Valtellina, le Prealpi, gli Appennini, la Liguria, le zone costiere della Toscana, la Corsica. Con il mio compagno sono stata nel mondo mediorientale come in Israele, nell’Epiro o in Anatolia per il Saint Paul Trail».

Di Valentina è nota la sua amicizia con il giornalista, scrittore e viaggiatore Paolo Rumiz? «Il primo incontro risale alla fine del 2007 – ricorda – e anche c’era di mezzo la Val Trebbia. Facevo parte di un comitato di protesta contro la costruzione di una diga. Ho contattato alcuni giornalisti per una campagna in difesa del fiume, fra cui Paolo Rumiz che ha poi scritto un pezzo sulla Repubblica. In seguito l’ho aiutato a selezionare alcuni posti da visitare per la sua inchiesta “Le case degli spiriti” sui luoghi perduti d’Italia».

C’è sola una precisazione da fare: le aree selvaggie descritte con cura e sapienza da Valentina nascondono ancora molti luoghi segreti. Addentrarsi è però un’attività un po’ rischiosa che richiede una certa attitudine all’isolamento. Le camminate descritte rappresentano percorsi di avvicinamento alle zone pià interente. Per traversate di un certo impegno sono indispensabili una solida preparazione, mappe e sistemi di orientamento. “Wilderness in Italia. A piedi nei luoghi del silenzio” di Valentina Scaglia. Hoepli, 246 pagine, 24,90 euro.

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RIFERIMENTI:

Viaggi a piedi Vie dei dei Canti al mare, in montagna, girolago…


 

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