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Un bambino può essere vegano?

Tutto è nato pochi giorni fa, quando un bambino di 11 mesi, figlio di genitori vegani, ha varcato le porte dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. “Grave carenza nutrizionale” è stata la prima diagnosi dei medici. La causa? Né condizioni di povertà né di marginalità sociale. A detta dei camici bianchi sarebbe stata decisiva l’alimentazione impostata su una dieta vegana seguita in modo integrale dalla coppia. «All’inizio – è stata la ricostruzione dei sanitari – la mamma non credeva che il problema del figlio nascesse dal cibo. Poi marito e moglie si sono dimostrati più disponibili accettando di far somministrare al bimbo omogeneizzati di carne e pesce». Più che uno stato di deperimento fisico, il bimbo si era come bloccato a livello di sviluppo neurologico: «Quando sarà dimesso – hanno aggiunto – ci auguriamo proprio che non gli facciano più seguire una dieta vegana. Di per sé non è negativa, ma a quell’età servono integratori che in questo caso non ci sono stati». La vicenda è ora in mano alla procura.

È possibile crescere un bambino con una dieta vegana? Walk Eat Love ha chiesto e cercato il parere di esperti. Secondo Massimo Agosti, pediatra neonatologo, direttore dell’unità operativa Nido, Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale di Circolo Fondazione Macchi di Varese, «spesso si teme che senza la carne la dieta di un bambino sia troppo povera di proteine, nutrienti indispensabili per lo sviluppo di un individuo che sta crescendo, che però il nostro organismo non sa sintetizzare e deve perciò ricevere dall’esterno, cioè dagli alimenti. Bisogna però ricordare che l’uomo non è per sua natura carnivoro, non a caso i suoi cuccioli nascono edentuli, ossia senza denti». E dunque? «Lo svezzamento può essere pianificato con tranquillità senza prevedere carne o pesce». Sullo svezzamento c’è poca letteratura certa e tanta aneddotica: «L’importante è capire cosa è meglio per il proprio bambino, sempre con l’aiuto di un bravo pediatra, meglio se è un medico preparato, che non si limita a fornire un modulo prestampato ma ragiona su un piano di svezzamento personalizzato».

Sul caso del piccolo paziente del Meyer è intervenuta ufficialmente l’Associazione Vegani Italiani Onlus per mano di Leonardo Pinelli, medico chirurgo, pediatra, diabetologo e di Maria Antonietta Zedda, specializzata in Pediatria, Diabetologia e Medicina dello Sport. A loro dire, «unico rilievo essere figlio di genitori vegani, che a quanto appare dai giornali, non avevano ancora scelto il pediatra di famiglia e hanno iniziato lo svezzamento con il “fai da te”, facendo grossolani errori come la mancata integrazione delle vitamine B12 e D e probabilmente la non adeguata gestione dell’assorbimento del ferro contenuto negli alimenti vegetali (succo di limone)».

Di parere opposto Alberto Villani, primario all’ospedale Bambin Gesù di Roma che sottolinea due aspetti. Primo: «Il regime vegano non è adatto a un organismo in via di sviluppo». Secondo: «Sta diventando un problema sociale rilevante».

A raccontarci la sua esperienza diretta con la crescita di bambini vegani era stata qualche mese fa Paola Maugeri, una delle prime veejay italiane: «A loro preparo il tofu e il seitan e non c’è alcun problema. Anzi, si sviluppano meglio: 5 centimetri in più all’anno. I bambini crescono benissimo con i cereali e le verdure. Non servono la carne e il latte di un’altra specie». Il rapporto con i pediatri? «Esistono anche quelli sensibili rispetto a queste questioni: basta cercarli».

commenta: redazione@traterraecielo.it

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