L’interesse principale dell’esistenza, per noi, non deve essere tanto quello di dare più anni alla nostra vita, bensì quello di dare più vita ai nostri anni. Vivere a lungo non vuol dire necessariamente vivere sani. Perciò, un numero sempre maggiore di persone sceglie un’alimentazione semplice e naturale, perché ha deciso di prendersi cura della direzione di vita e della propria salute ed è alla ricerca di nutrimento di origini sane e adatto alle proprie scelte, anche quando esce di casa e viaggia. Qualche anno fa un medico ha festeggiato il suo centesimo compleanno. A chi gli chiedeva il segreto della sua lunga e sana esistenza ha risposto: “Abbiate cura del vostro stomaco per i primi cinquant’anni di vita, e lui si prenderà cura di voi nei successivi cinquanta”.
Il messaggio principale che un corso di cucina avrebbe il dovere di trasmettere, dunque, non è formato soltanto da un elenco di gustose ricette culinarie ma da tutte le indicazioni possibili, teoriche e pratiche, affinché la scelta e l’elaborazione del cibo che mettiamo sulla nostra tavola, al di là del senso materiale del gusto, possano diventare la chiave di volta della salutogenesi, per una buona salute fisica, mentale, spirituale; ciò anche a scopo di prevenzione delle malattie ed in armonia con ognuna delle stagioni dell’anno (tempo) e in ogni ambiente e clima (spazio). Pertanto ogni incontro con allievi che apprendono a cucinare non può prescindere da una sessione teorica separata e distinta da quella pratica, ma legata ad essa. E questo senza tuttavia rinunciare al gusto ed al piacere di mangiare. Alimentarsi è un “processo” non un fattore acquisibile con una singola dieta o imparando qualche ricetta senza una base chiara e solida: allora è bene considerare il processo come un work in progress, qualcosa di continuamente mutevole ed adattabile. Iniziamo, dunque, un processo di cambiamento alimentare consapevole.
Oggi si assiste ad un proliferare di offerte di corsi di cucina, basati solo su ricette – anche se qualche volta spiegate con professionalità – che però sono solo il frutto di un marketing pubblicitario e informatico martellante. Ad esse non è legato, nella stragrande maggioranza dei casi, alcun percorso teorico a supporto della pratica delle ricette. George Ohsawa diceva che, per la macrobiotica, la teoria senza la pratica è inutile e la pratica senza la teoria è dannosa. Quindi, se si desidera raggiungere un buon livello di cambiamento ed uno straordinario miglioramento nella salute, si deve modificare il proprio modello alimentare, praticamente e teoricamente, e non basterà imparare soltanto le ricette, anche se si tratta delle migliori del mondo. Ripeto. “Ci vuole un modello alimentare”. Si tratta di qualcosa che richiede tempo e impegno sia da parte della scuola che da parte di domanda “formazione”. Il segreto è proprio quello di richiedere formazione a tutto tondo e non solo tecniche gastronomiche. Si dovranno prendere in considerazione corsi di cucina, presso scuole di un livello evoluto, in cui è presente sia una illustrazione della buona pratica, sia una impostazione teorica ben solida, per supportare culturalmente il cambiamento.
Una o più nuove ricette, pur se semplici e chiare, anche se offrono indicazioni culinarie e gastronomiche piacevoli e interessanti, da sole non sono assolutamente sufficienti, possono essere persino dannose. Una singola ricetta non riesce a dare l’idea di un modello alimentare nel quale si inserisce; non può raccontare da sola la combinazione del piatto nel quale inserirla, l’uso di uno stile di cottura anziché un altro; non è in grado di fornire il senso dell’equilibrio da dare al pasto nella sua completezza; non può essere ricontestualizzata nella stagione, nel clima e nell’ambiente di riferimento.
L’uso dell’olio, crudo e/o cotto, è sicuramente il focus più importante, in cucina, sul quale portare attenzione, consapevolezza e apprendimento. Bisogna che venga studiato davvero a partire da una base di teoria che non ne limiti la portata all’uso nella singola ricetta.
Bisogna sapere come prima cosa che: “In ambiente freddo la vita rallenta, lo sviluppo della vita richiede calore”. E, poiché Il sale trattiene il calore e l’olio (crudo) trattiene il freddo, in conseguenza l’olio ha un effetto espansivo e raffreddante (yin), che va bilanciato con la cottura (yang). Aspetti energetici e aspetti biochimici di olio e sale sono su piani differenti. Il sale crudo nel piatto è difficile per i reni, ma cotto è più assimilabile. Il grasso a tavola trasporta i sapori e rende il cibo più saporito, e l’olio è un grasso. In quanto tale ha un effetto importante espansivo e acidificante.
Tali concetti basilari vengono spiegati molto poco nei corsi di cucina di sole ricette, anche se questi hanno titoli roboanti e accattivanti che si richiamano alla salute, alle tossine, al dimagrimento, etc.
Andrea Biggio
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