La sua è la scommessa più difficile: riuscire a far capire al mondo che la Libia è un posto da tornare a visitare. E da subito. Perché lì, fra dune di sabbia e antiche vestigia romane, c’è fame di normalità. E non solo per le tante settimane di lotte fratricide. Ma perché dopo 42 anni di lobotomizzazione c’è bisogno di ossigeno. Prima di iniziare a discutere di viaggi e deserto Barka Kati, guida Vie dei Canti, ci anticipa e inizia a parlare: “Posso dire una cosa?”.
Certo…
“Vorrei ringraziare staff e colleghi della vacanza mare di Tra Terra e Cielo a Capalbio (Barka è stato uno dei responsabili della gestione, nda). Quest’associazione sta facendo qualcosa di apprezzabile per cambiare il mondo secondo una logica di sviluppo sostenibile e di rispetto ambientale. Complimenti”.
Che tipo di sensazioni hai provato in quest’avventura italiana?
“Belle, bellissime, soprattutto per uno come me che proviene da una cultura diversa. Vorrei ringraziare anche tutta la gente che ha partecipato alle settimane di vacanza. Quello di Tra Terra e Cielo è un luogo speciale che ti offre la conoscenza di un altro mondo. Insomma, sono state 13 settimane molto speciali”.
Rinnoveresti l’esperienza anche adesso che la situazione in Libia si sta normalizzando?
“Certo, perché no!”.
Dallo scoppio delle rivolte, sei più tornato in Libia?
“No, sono rimasto sempre in Italia e non puoi capire quanto mi sta mancando”.
Spiegati meglio…
“Alcune volte dico grazie a Dio per essere nato in quei luoghi. Amo sempre ripetere come con l’acqua si lava il corpo e con il deserto l’anima. Queste parole rappresentano al meglio la mia sensazione di continua nostalgia della Libia”.
Che idea ti sei fatto di quello che è successo?
“La situazione è molto cambiata (sospira, nda). L’aspetto che non deve essere perso di vista è la volontà del popolo. Sono stati i libici a voler voltare pagina dopo 42 anni. Benché non sia ancora tornato a casa, ho mantenuto stretti contatti con amici e familiari. Mi hanno riferito di una paese nuovo e già proiettato al rinnovamento”.
Cosa ti aspetti dopo 8 mesi di guerra?
“Di vedere un paese libero di decidere e di lavorare. Una Libia nuova e più sicura in cui non contano solo il governo e l’esercito, ma anche la patria e la libertà”.
Si può tornare a viaggiare in Libia?
“Sì, nel deserto è già possibile. Per la parte settentrionale e per la città di Tripoli occorre un po’ più di cautela, ma i viaggi delle Vie dei Canti sono al sicuro”.
Credi che il viaggio in programma dal 29 febbraio all’11 marzo sia possibile?
“Certo, perché nel deserto c’è normalità. Con qualche piccola variazione ovvero la deviazione verso il confine con l’Algeria, l’esperienza sarà ancora più affascinante”.
Sulla base dell’andamento dell’agenzia di viaggi che gestisci in Libia, puoi confermare che viaggiatori e turisti stanno tornando a visitare il tuo paese?
“Sì sì, ci stiamo incamminando verso la giusta direzione”.
E tu perché non sei ancora rientrato?
“Beh, è iniziato il conto alla rovescia. Fra pochi giorni sarò di nuovo a casa. E sono molto emozionato”.