Quando scoprii, grazie a Carl Gustav Jung, che l’anima è qualcosa di distante e ignoto che non esiste grazie a me, ma grazie alla quale io stesso esisto, compresi come una buona stella mi avesse guidato dalla nascita fino a te, anima mia, ed è così che mi sono sempre trovato in buona compagnia. L’anima è quindi qualcosa che sta fuori, sopra, intorno a noi.
Nei tempi in cui ci abbandoniamo alla grande forza della natura che agisce dentro di noi, inaspettatamente riusciamo a realizzare capolavori incredibili. La gestazione di un bambino, la creazione di un quadro o di una poesia sono momenti di sincronia tra il fare della natura e il fare umano in collegamento fecondo e meraviglioso. Quando ci arrendiamo all’anima del mondo, o ci affidiamo alle forze dell’universo esse ci conducono su sentieri ignoti della conoscenza e della trasformazione.
Mi ha sempre incuriosito la figura del viandante nei tarocchi, figura che è collegata all’uomo libero che parte a piedi con una bisaccia dove racchiude tutto ciò che possiede. Il numero zero delle carte nei tarocchi è la carta de Il Matto, una persona che non ha casa, né famiglia poiché la sua casa è il mondo, egli è la voce dell’anima mundi. Come lui anche noi sogniamo di recuperare lo stato primigenio in cui le creature umane erano in quotidiano contatto con il Padre Infinito.
In effetti si deve essere un pochino matti per fare la scelta di passare i propri preziosi giorni di vacanza camminando appoggiato a un bastone, portando sulle spalle uno zaino di 20 kg che racchiude le poche cose che effettivamente servono.
Ma come si diceva all’inizio, si parte senza un motivo preciso, senza una teoria ma con l’intuizione che qualsiasi cosa ti procuri gioia e beatitudine è vera e buona. O capovolgendo il concetto, se vivi nell’infelicità camminando speri di svelare le menzogne che sono alla base di quello stato di scollegamento con le forze superiori.
Consciamente o inconsciamente si parte per cercare il contatto con l’anima, ciò che costituisce la propria natura profonda. Il pellegrino che cerca questo, cammina non per arrivare a Santiago ma per arrivare dentro se stesso. Cammina verso l’introspezione, la beatitudine, verso il naturale e il soprannaturale, con atteggiamento rilassato e vigile, come un testimone, osserva in modo volontario il mondo che attraversa e del quale anche lui ne è parte. Per attuare questo cammino di luce portiamo l’attenzione sul corpo come strumento di consapevolezza, uno stato dell’essere concreto ma anche simbolico nel quale si può percepire la parte di noi che rimane costante. Tutto cambia ma la forma dell’anima, con la presenza del corpo, rimane sempre costante.
Walter Orioli
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