Tutto merito di un “mago”. Solo nel paese delle meraviglie infatti si possono vedere scene come questa: alla stessa ora tutti i cittadini escono di casa e portano fuori quella che in troppa parte d’Italia si chiama “spazzatura” e che qui invece è stata ribattezzata “risorsa”. Lia ed Elisa escono dal loro cancello in via Casalino, posano il sacchetto e si guardano intorno: tutti hanno fatto il loro dovere, non c’è uscio senza il sacchetto marrone dell’organico. Domani toccherà al “multimateriale leggero”, poi al “non riciclabile”, arriverà il giorno della carta… Meglio tenere il calendario in bella vista, per non sbagliare. Se dimentichi la consegna, non puoi buttare tutto nel cassonetto, magari di notte. I cassonetti, a Capannori, non ci sono più. Meglio essere puntuali con i ragazzi e le ragazze che arrivano davanti a casa, con un’Ape car a metano, a “prendere la consegna”.
Si mette a ridere, Rossano Ercolini, maestro elementare. “Sì, i miei alunni mi chiamavano mago. È successo nel 1995, quando c’era una lotta in tutto il paese contro la proposta di un inceneritore. Io compresi che non bastava dire no, bisognava offrire soluzioni. E così andai nella mia classe con un sacco nero di spazzatura e la rovesciai sulla cattedra. Ecco – dissi – plastica e bucce di banana, torsoli di mela, carta, insalata, legno, pasta avanzata… Tutta assieme, questa è spazzatura. Se invece facciamo una cernita e cominciamo a dividere – bucce con torsoli, plastica con vetro… – diventa una risorsa. La spazzatura non c’è più“. “Sei un mago”, esclamarono i bambini.
Tanti di loro adesso hanno messo su famiglia e quando preparano il sacco per l’Ape car ricordano che tutto cominciò allora. Il loro maestro-mago è diventato famoso. Ha ricevuto negli Stati Uniti il Goldman Environmental Prize, definito il “Nobel per l’ambiente“. Centocinquantamila dollari subito impegnati nell’associazione Zero rifiuti e nel relativo centro studi. “Il nostro lavoro – dice Rossano Ercolini – non è stato facile. Come comitato del no all’inceneritore facemmo assemblee in città e in tutte le quaranta frazioni. Se eliminiamo gran parte dei rifiuti – questo fu il nostro slogan – non ci sarà bisogno dell’inceneritore. La strada è stata avviata: solo dal 2005 ad oggi il peso dei rifiuti è diminuito del 37,7 per cento“.
I rifiuti qui sono una miniera. Puoi portare ciò che non serve più in un centro raccolta e già all’ingresso c’è una cernita. Da una parte ciò che è davvero da buttare (e va smontato per recuperare il rame delle lavatrici, il metallo, il legno…), dall’altra tutte le cose che possono servire agli altri. Ci sono abiti, mobili, libri, frigoriferi, giocattoli che, tramite la Caritas, vanno gratuitamente a chi ha bisogno. Il progetto Zero Waste coinvolge già anche i privati. C’è un negozio, Effecorta, che non usa imballaggi non riciclabili. Olio e vino vengono imbottigliati sul posto. Se vuoi il miele, ti porti il vaso. Anche detersivi e shampoo sono sfusi.
Ora i Comuni italiani Zero Waste sono tanti e fra loro c’è anche Napoli. “Si sono impegnati nella differenziata – dice Rossano Ercolini – Per ora interessa 250 mila cittadini su un milione. Il sindaco Luigi De Magistris ha detto che sarà allargata ad altri 200 mila entro la fine di giugno. Gli impegni vanno mantenuti“. L’ultima battaglia è contro le cialde per il caffè. “Se ne consumano un miliardo all’anno, nove tonnellate solo qui a Capannori. Ogni capsula contiene dodici grammi di polvere che sarebbero utilissimi in agricoltura. In California giovani imprenditori ci hanno fatto i soldi coltivando funghi. Abbiamo chiesto alle aziende di fare capsule diverse, perché ciò che non è riciclabile o riusabile è un errore del produttore“. Le risposte stanno arrivando. A chiedere la “rivoluzione” ora non c’è più solo quel “mago” che ancora oggi insegna alle elementari.
Jenner Meletti
Photo credit: Goldman Environmental Prize
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