«Non farò altri viaggi e quello della Via Appia è stato l’ultimo». Inizia così il ricordo di Paolo Rumiz, scrittore e giornalista, camminatore e viaggiatore, dell’esperienza a piedi che lo scorso anno lo ha portato a ripercorrere la Via Appia, l’antica strada dei Romani, quella che compariva e scompariva sotto ai suoi piedi come una Fata Morgana. Intervenuto alla trasmissione radiofonica Fahrenheit su Radio3, ha ammesso il desiderio di cedere il testimone di narratore di cammini sulle pagine estive del quotidiano la Repubblica. E la storia della «linea magica che abbiamo portato in luce dopo secoli e di un ultimo cinquantennio di abbandono» è la migliore eredità.
In qualche modo si tratta di un regalo che Rumiz ha confezionato con Riccardo Carnovalini, guida, camminatore, cercatore di vie e fotografo, e Alessandro Scillitani, regista, musicista e neocamminatore: «La Via Appia è la prima grande strada strutturata d’Europa, se non del mondo, sciaguratamente dimenticata da questo Paese, coperta di asfalto, di cave, di campi di grano, di riassetti fondiari, che noi abbiamo lentamente e con pazienza ritrovato non solo con la nostra testa, ma con le scarpe e con i piedi». Già, i piedi, «che non sono semplice arti ma nobilissimi organi di senso attraverso i quali percepiamo dei segnali che partono dal basso e arrivano in alto. Il contrario di quello che fanno i politici di oggi».
La domanda che Paolo Rumiz si è posto più volte nel corso dei 611 chilometri da Roma a Brindisi non è stata cos’è la Via Appia, ma dov’è la Via Appia. «Durante la giornata non ci limitavano a camminare – ricorda – ma dovevamo ritrovare la strada. E questo avveniva con un lavoro di triangolazione attraverso le mappe antiche sovrapposte alle mappe di oggi. Di conseguenza ci trovavamo spesso di fronte a ostacoli inattesi perché l’asfalto, i sovrappassi, i tunnel, compaiono all’improvviso. In qualche modo è stata una vera caccia al tesoro, diventata ancora più evidente dopo Benevento perché i segni della romanità scompaiono in maniera sempre più evidente e sono stati percepibili solo grazie al radar sotto ai piedi».
C’è qualcosa di mistico nella Via Appia ed è l’ossessiva ricerca del rettilineo: «I Romani sono indifferenti ai dislivelli, ma odiano le curve. Se potessero tagliare le montagne con una linea retta, lo farebbero. Questo è evidente sui Colli Albani: se partite Porta Capena a Roma fino a Terracina non incontrate una minima curva». Cosa raccontare di un viaggio a piedi? Non solo il bello, «altrimenti accetteremmo di vivere in una riserva indiana. La parte più affascinante del viaggio lungo la Via Appia è stata proprio quella di infrangere i divieti e rivendicare un diritto ancestrale dell’uomo nomade, quello di andare, di andare a piedi e accettare di vivere il territorio così com’è».
Paolo Rumiz:
nel 2015 attraversa l’Italia da Roma a Brindisi riscoprendo il tracciato della antica Via Appia;
nel 2014 ha trascorso un intero mese in un faro;
nel 2013 ha intrapreso un viaggio sul fronte italo-austriaco della prima guerra mondiale;
nel 2012 ha compiuto un viaggio sul Po dalla sorgente in Piemonte al delta nel mar Adriatico fino alla Croazia;
nel 2011 ha viaggiato attraverso l’Italia cercando città morte, fabbriche dismesse e miniere abbandonate;
nel 2010 ha attraversato i luoghi del Risorgimento per raccontare l’epopea garibaldina;
nel 2009 con svariati mezzi di trasporto ha scritto a puntate di un viaggio da Sud verso Nord, lungo le linee geologiche della penisola;
nel 2008 con bus, treni, traghetti e autostop ha percorso tutta la frontiera orientale dell’Unione Europea dall’Artico al Mediterraneo;
nel 2007 ha seguito le tracce del condottiero cartaginese Annibale fino all’imbarco in Calabria, terra abitata anche dal fiero popolo dei Bruzi;
nel 2006 ha attraversato a bordo di una Topolino le strade secondarie degli Appennini andando dalla Liguria fino all’estrema punta della Calabria;
nel 2005 è partito da Torino per raggiungere il sepolcro di Cristo, a Gerusalemme;
nel 2004 è andato in barca a vela sulle rotte della Serenissima, da Venezia a Lepanto;
nel 2003 ha attraversato 6 nazioni a piedi andando da Fiume fino in Liguria lungo i 3.000 km delle Alpi;
nel 2002 ha girato l’Italia in treno per 7.480 km, come la Transiberiana dagli Urali a Vladivostok;
nel 2001 ha percorso in bicicletta i quasi 2.000 km che separano Istanbul da Trieste.
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RIFERIMENTI:
Viaggi a piedi Le Vie dei Canti