Viaggiare a piedi d’estate, i 6 errori più comuni da evitare

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Viaggiare a piedi d’estate, i 6 errori più comuni da evitare

Come godere al meglio delle emozioni di un viaggio a piedi d’estate? Come mantenersi in forma e rigenerarsi a contatto con la natura, assaporandone i silenzi, l’aria pura e i panorami irripetibili? C’è una regola generale che ho sempre seguito: la leggerezza, sia per le uscite più facili sia per quelle di più giorni. Se per la leggerezza dello zaino basta un po’ di esperienza per capire che due magliette a maniche corte, di cui una indossata, sono più che sufficienti per non averne bisogno di altre, per quella mentale bisogna lavorarci su. Il primo errore da evitare è allora quello di:

1. Caricare troppo lo zaino


No agli zaini troppo voluminosi, che rischiano di sbilanciare durante il cammino, e pieni di inutili dotazioni, cioè troppo pesanti. Già al momento dell’acquisto è meglio non lasciarsi attrarre solo dal design e preferire quelli semplici e molto leggeri. All’interno devono trovare posto solo indumenti protettivi, cibo sufficiente per la giornata e acqua. Per un viaggio estivo possono bastare circa 3 chili e mezzo. Non ci credete? Provate a fare la somma: pantaloni corti (200 g), ciabatte o scarpette di ricambio (300 g), cappello (50 g), asciugamano (250 g), busta per l’igiene personale contenente sapone, spazzolino e dentifricio (300 g), calze, mutande e magliette (600 g), borraccia da un litro (150 g), marsupio o bustina per conservare documenti, soldi e biglietti (100 g), per un totale di 1.950 g. Considerando che uno zaino da 40-50 litri pesa circa 1,6 chili, ecco che la leggerezza sulle spalle è cosa fatta. Certo, ci possono essere alcune variabili, come la necessità di portare con sé un sacco a pelo, una mantella per la pioggia, una giacca a vento impermeabile o il cibo. Diciamo che 7-8 chili possono essere sufficienti e diventano addirittura 6 con un po’ di esperienza. Come insegna Riccardo Carnovalini, camminatore di professione e una delle più importanti figure di riferimento per il mondo del trekking in Italia, «l’essenziale consiste in un buon paio di scarpe da cammino e uno da riposo, buone calze, un abbigliamento asciutto, un asciugamano e poche cose per l’igiene mondiale come lo spazzolino da denti».

Il secondo errore da evitare può apparire talmente scontato nella sua ovvietà da essere trascurato:

2. Avere scarpe (e calze) inadatte


Lasciamo a casa le scarpe da palestra. Soprattutto in montagna servono calzature appropriate, con la suola non completamente rigida ma flessibile, per non ridurre l’aderenza e la sensibilità. Le scarpe più adatte sono quelle da trekking o quelle chiamate da trail-running, leggere ma robuste. Gli scarponcini alti vanno bene per chi deve affrontare tratti innevati o per chi sente la necessità di maggiore protezione e sostegno alla caviglia, altrimenti rendono la camminata meno libera e più faticosa. Infine, le scarpe devono essere comode e non vanno comprate pochi giorni prima di un lungo viaggio. Meglio scarpe collaudate! Le calze da indossare sono quelle tubulari di cotone, prive di cucitura. Poi ci sono viaggi a piedi speciali, come Le Foreste Sacre nel Parco nazionale del Casentino (8-15 agosto 2015), per cui – spiega la guida Antonello Dominici – «è consigliabile portare con sé anche un sandalo adeguato per camminare nell’acqua».

Strettamente legato ai due punti precedenti e tante volte non considerato nella felicità di fare un cammino soprattutto nella stagione estiva, il terzo errore è:

3. Sottovalutare i cambiamenti meteo
In alta quota il tempo può cambiare in modo repentino: si comincia la camminata con il sole e ci si trova sotto un violento temporale. L’abbigliamento deve quindi difendere da eventuali sbalzi climatici. Non si devono mai indossare solo una maglietta e un paio di shorts. Bisogna invece avere con sé più strati (felpa o maglioni, secondo la meta e l’altitudine a cui ci si trova) e una giacca antivento e antipioggia per le emergenze. I pantaloni lunghi sono preferibili rispetto a quelli corti perché proteggono anche da eventuali punture di insetto o escoriazioni. Come racconta lo scrittore Jose Saramago, «bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era».

L’esperienza del viaggio in gruppo è un’esperienza nuova e affascinante. In un viaggio Vie dei Canti, ad esempio, si partecipa per qualche giorno alla vita di una piccola temporanea comunità (il gruppo in cammino) per cui viaggiare diventa condividere tempo, parole, cibi, camera, emozioni. E allora mai:

4. Scegliere i percorsi in modo casuale: meglio affidarsi a una guida
Bisognerebbe sempre avere con sé una cartina topografica, con l’indicazione dei sentieri e del loro grado di difficoltà. Prima di scegliere un itinerario, infatti, è importante informarsi bene e interpellare anche gli esperti del luogo. Così non si rischia di perdersi né di trovarsi di fronte a tratti di percorso troppo difficili per le proprie capacità o pericolosi. Il must è affidarsi a una guida esperta. (Nella foto la guida Vie dei Canti Flavia Caironi).

Ricordate Socrate? Conosci te stesso. Per cui evitare di:

5. Sopravvalutare le proprie capacità
Se si incontrano lungo il tragitto dei brevi tratti di sentiero attrezzato, cioè dotati di corde o catene fisse per aiutarsi nella salita, non ci si deve spaventare: sono sinonimo di sicurezza. Tutt’altra cosa sono le vie ferrate, cioè dotate di scalette, corde e pioli metallici infissi nella roccia. Per affrontarle serve un’attrezzatura specifica, con elmetto protettivo e imbragatura di sicurezza. Si consiglia di percorrere questi itinerari solo con una guida o una persona esperta.

Ci sono poi le capacità di adattamento e di rispetto dei luoghi da non prendere sottogamba. Nel viaggio sull’altra costa di Zanzibar (8-22 agosto 2015), ad esempio la guida Dwua invita a camminare anche «in punta di piedi» quando si entra «nelle comunità che visitiamo». L’essenza del viaggio è «vivere con loro, e capire quali sono i tempi, le attività, le credenze, la loro religiosità. Dormire nei villaggi, in mezzo alla gente, è questo uno dei motivi per i quali camminiamo a piedi».

Camminare è la prima attività dell’uomo e la più naturale. Per lunghi percorsi è sempre meglio non:

6. Sbagliare il ritmo del passo
Per camminare a lungo in salita, è importante tenere il ritmo giusto per non trovarsi a corto di fiato. Il movimento deve essere lento e continuo. Sui sentieri in discesa, invece, è preferibile una camminata con un ritmo quasi saltellato, appoggiando prima l’avampiede e poi il tallone. Se infatti la pendenza lo consente, una discesa eseguita a velocità maggiore è più efficace di una lenta, oltre che meno traumatica per le articolazioni, perché sfrutta la forza di gravità, senza frenare il movimento a ogni passo. Per Leonardo Paleari, guida del viaggio sulla vetta della Majella (24-30 luglio 2015), il viaggio a piedi ideale «deve essere vario, passare per monti e pianure, per luoghi deserti e luoghi abitati, deve mettermi dentro la natura del posto e farmi toccare la vita della gente», per cui attenzione al cambio di passo.

commenta: redazione@traterraecielo.it

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