di Maurizio Barbagallo
Nel 1999, un po’ alla ricerca delle mie radici, percorsi la GTA (grande traversata delle Alpi) da Ceresole Reale al Monviso e l’anno successivo fino al mare. Fu una scoperta scoprire che, su sentieri che pensavo abbandonati, camminavano trekkers di tutta Europa e che, accanto a scomode e fatiscenti posti tappa, esistevano strutture ricettive di alto livello nate apposta per questo tipo di viaggiatori. Il luogo che più mi sorprese fu però la Val Maira, avevo lontani ricordi di avventurosi viaggi con amici neopatentati per andare ad arrampicare alla Torre Catello interrotti a causa delle esercitazioni militari e ora mi ritrovavo una valle incontaminata dove la quantità e la qualità dei servizi offerti agli escursionisti era nettamente superiore alle altre zone attraversate.
Negli anni successivi ho accompagnato molte persone in questa valle e nel 2011 ho avuto la fortuna di conoscere (ha viaggiato con me nel Nizza-Sanremo) Ines Cavalcanti di Chambra d’òc. Ines è una forza della natura (come hanno potuto constatare i camminatori del Sentiero Occitano 2011che l’hanno incontrata ad Elva) ed è grazie a persone come lei che si è potuto assistere alla “rinascita” di questa Valle.
Nel viaggio “Il sentiero occitano del 2012”, Ines incontrerà il gruppo la sera che saremo a Chiappera. La collaborazione con Chambra d’òc ha portato Vie dei Canti a proporre nel 2012 un nuovissimo viaggio alla scoperta dell’area Franco Provenzale da Aosta a Susa. Con noi ci sarà una delle giovani di cui parla nell’intervista Ines: Teresa Geninatti.
Ines, dove sei nata?
“A Elva un bellissimo paese occitano in Alta Valle Maira. Correva l’anno 1951, Elva era ancora un paese abitato da più di 500 persone. Si praticava il monolinguismo, la lingua parlata era l’occitano, fino a sei anni. Si iniziava a sentire il suono della lingua italiana quando si iniziava ad andare a scuola”.
E’ vero che a 5 anni guardavi le vacche al pascolo da sola sopra Elva?
“Certo a quei tempi tutti i bambini lavoravano. I miei avevano 20 mucche e io o mio fratello Guido (che non poetava ma guardava le mucche!) andavamo al pascolo. Si partiva la mattina alle ore 7 e si ritornava la sera verso le 19. Si mangiava al sacco del pane con del formaggio e a pranzo tutti i bambini si ritrovavano quando le mucche facevano la “chauma” per giocare un po’ insieme. Se devo dire non era una vita triste. Forse lo è di più quella di un bambino figlio unico oggi costretto a restare giornate intere in un appartamento a giocare da solo o guardare i cartoni in tv”.
Dove vivi?
“A Roccabruna un paese di fondovalle della Valle Maira”.
Riesci a sintetizzare in poche righe cosa vuol dire appartenere alla cultura occitana?
“Vuol dire appartenere a un popolo diffuso su tre stati Italia, Francia e Spagna che nonostante le persecuzioni, nonostante non abbia mai avuto un proprio Stato condivide valori comuni quali ad esempio i valori trobadorici “Jòi”(gioia di vivere), “Parate” (lealtà, pari opportunità), “larguessa” (generosità) e una lingua comune che ha origini antiche e che ha rappresentato in un certo momento storico un simbolo di libertà alle oppressioni. Vuol dire credere nel valore della diversità, tante lingue, tanti modi di definire e di vedere le cose, di vedere il mondo, di confrontarsi ognuno partendo dalle proprie radici”.
Cosa è Chambra d’òc?
“E’ un’associazione che si occupa della promozione del territorio di lingua e cultura occitana in Italia e che collabora con tutto il territorio d’oc transfrontaliero”.
Quando è nata Chambra d’òc?
“Nel 1990”.
Quali sono i più importanti progetti che ha sviluppato Chambra d’òc?
“L’appello in occasione delle olimpiadi invernali Torino 2006 “Occitan lenga oficiala” con tutto il lavoro che ne è derivato, i cammini l’Occitània a pè: 1350 km. in viaggio da Vinadio a Vielha in Val d’Aran attravesando l’Occitania in 70 giorni di viaggio, Las Valadas Occitanas a pè, 30 giorni di cammino da Olivetta San Michele ad Exilles, corsi di lingua, manifestazioni ed eventi. Inoltre abbiamo collaborato all’apertura di un Dipartimento di Musica Occitana che prevede corsi di vari livelli con diploma finale di strumenti di musica occitana presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo. Stiamo facendo un lavoro enorme di raccolta della memoria, di web tv in lingua sul sito www.chambradoc.it e inoltre teniamo mensilmente la news bilingue Nòvas d’Occitània”.
Quali sono i progetti che state sviluppando attualmente?
“Carovana Balacaval 2012. Dopo il successo del tour 2011della compagnia di musicisti e attori in viaggio con carrozze e cavalli che in quattro mesi ha portato 54 serate di spettacolo e coinvolto 26 enti del territorio tra parchi naturali, comuni, cascine, banche, cooperative, nelle provincie di Cuneo e Torino, la carovana Balacaval ritorno tra maggio e settembre 2012. Il nuovo tour della compagnia di artisti questa volta comprenderà l’intero Piemonte e ne travalicherà i confini. Poi altri progetti transfrontalieri e territoriali. Il 31 marzo saremo a Tolosa con due pullman per partecipare alla manifestazione “Anem. Oc. Per la lenga occitana!” dove è prevista la partecipazione di 25.000 persone”.
Come sono cambiati i rapporti con le istituzioni alla luce dei tagli adottati dai governi alla cultura?
“Con la Regione Piemonte si tribola moltissimo perché non c’è più nessuna programmazione culturale. Al di là dei tagli che sono drammatici non c’è più alcun discorso logico, alcuna presenza sul territorio, alcuna programmazione. Con lo Stato non è che prima ci fosse una grande collaborazione. Ma di sicuro oggi è ancora peggiorata. Come si dice: non c’è mai limite al peggio!”.
Come vedi il futuro dell’associazione?
“Noi continuiamo a lavorare, Abbiamo un bel gruppo di giovani che lavorano per settori e per progetti. Certo se non c’è una politica complessiva territoriale molto lavoro non da il risultato sperato. Ma non è demerito nostro. Il lavoro che facciamo serve sia a livello sociale che come crescita nostra personale”.
Accompagno gruppi in Val Maira dal 2005 e ho visto una notevole crescita dell’interesse dei camminatori verso questi luoghi e sulla cultura e lingua occitana, tu pensi che il modello turistico ambientale della Val Maira se esiste un modello, sia replicabile anche in altre realtà alpine come ad esempio le valli di lingua Franco Provenzale?
“Certo ma per fare questo ci vuole una politica territoriale coerente. Il modello Val Maira l’abbiamo sviluppato in un periodo politicamente fortunato (non a livello di soldi ma di idee e di persone) con una Giunta di Comunità Montana (di cui facevo parte ) che aveva il progetto di investire su uno sviluppo sostenibile legato al cammino, alla cultura e all’ambiente. E il modello ha tenuto anche in presenza di Giunte successive che in questo sviluppo non credevano per nulla”.
(continua con l’intervista a Teresa Geninatti)