Io, la guida ambientale con il camice bianco | Antonello Dominici

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Io, la guida ambientale con il camice bianco | Antonello Dominici

 Tutti i giorni alle 9 in punto la guida ambientale Antonello Dominici indossa il camice bianco da odontotecnico. Almeno un paio di volte all’anno deroga a questo rituale: se lo sfila, lo piega accuratamente e lo ripone in un armadio per mettersi in cammino con Le Vie dei Canti. Nelle foreste del Casentino, innanzitutto, dove il silenzio è interrotto solo dal fischio del vento o dalla presenza di un animale, ma anche lassù in una delle aree protette più grandi dell’Alto Adige, il Parco naturale Fanes Senes Braies. Siamo nelle Dolomiti e intraprendere questo viaggio alle sorgenti del meraviglioso è un po’ una metafora della vita: sopra cime appuntite, gole, muraglie, cenge, speroni, castelli di roccia; sotto boschi, prati, pendii verdi, ruscelli gorgoglianti. Il tutto in un contrasto perenne fra l’aspro e il dolce, il repulsivo e l’accogliente, l’aguzzo e il morbido, l’arduo e l’agevole. Il valore aggiunto di un viaggio a piedi nel cuore mistico e mitico delle Dolomiti o nelle foreste perfette del Casentino, è la guida, capace di rendere il cammino irripetibile.

Allora Antonello, andiamo subito sul pratico, come equipaggiarsi per il viaggio a piedi nelle foreste del Casentino dal 6 al 13 agosto?
«Sulla base dell’esperienza degli altri anni, suggerisco solo di portare anche un sandalo adeguato per camminare nell’acqua».

E cosa lasciare a casa?
«La quotidianità».

Proponi viaggi sulle montagne del Casentino in primavera, in estate e in autunno, quali sono le differenze?
«Beh, ogni stagione ha le sue particolarità. Il vantaggio di camminare in estate è il clima sempre favorevole mentre l’autunno ci regala nuovi colori ed emozioni».

Quali sono i colori della foresta?
«Quelli del faggio con le sue calde tonalità di rosso, giallo e marrone in contrapposizione al verde intenso dell’abete bianco. Il giallo vivo dell’acero riccio e dell’acero montano. E sotto i mille metri di quota quelli dell’acero opale con le sue sfumature che vanno dal giallo all’arancione passando per il rosso».

Sono i colori degli stati d’animo della foresta…
«Proprio così. E sono il mio punto di riferimento per ritrovare anche i miei stati d’animo. Quassù il cuore si apre, il corpo si rilassa e i pensieri diventano più armoniosi e c’è uno scambio vero con le persone e gli animali che si incontrano. Penso al cervo che, nel periodo autunnale, si fa sentire piacevolmente con i suoi bramiti, o al lupo, di cui si contano una cinquantina di esemplari. L’ambiente è molto selvaggio e aspro».

A cosa è dovuto?
«A crinali e vallate molto profondi solcati da corsi d’acqua che dipingono un quadro incantevole e a tratti difficile da raggiungere».

Cosa racconta la storia di questi luoghi?
«Nella parte della Toscana si vive la sacralità dell’Eremo di Camaldoli, fondato intorno all’anno 1.000. Qui i monaci benedettini praticano ancora oggi l’eremitaggio. In quella romagnola si assiste al fenomeno delle case sparse. Da alcuni secoli a questa parte i popoli di pianura si sono spostati sul territorio e si sono susseguite varie generazioni fini ai primi anni sessanta del secolo scorso. Il solo comune di Santa Sofia ha vissuto un esodo di massa di circa 4.000 persone».

C’è molta spiritualità…
«Sì, ambienti come questo, molto vicini alla selva antica, hanno sicuramente attirato a sé persone alla ricerca della spiritualità».

Ci fai qualche nome?
“San Francesco, che ha sicuramente trovato un buon posto nelle rupi dell’Averno per portare avanti il suo percorso religioso. Qui ha fondato il santuario omonimo. Ma anche i monaci camaldolesi hanno individuato in questi territori uno spazio ideale per le loro preghiere».

Hai tempo per altri viaggi oltre a quelli con Le Vie dei Canti?
«Purtroppo non molto anche perché ho un’attività da portare avanti. Lo dico a malincuore perché mi piacerebbe camminare di più. Tuttavia l’esperienza con Le Vie dei Canti è quella che mi ha sempre dato le maggiori soddisfazioni. E poi il richiamo della montagna è sempre molto forte».

Da dove nasce?
«Probabilmente mi è stato geneticamente trasmesso dai miei genitori, entrambi nati sui monti. Le mie radici affondano nei Monti Lessini, essendo i nonni materni originari di questa zona. Negli ultimi anni, sono saltuariamente tornato in questi territori per ripercorrere le tracce conosciute e scoprire nuovi percorsi. E poi, sin da giovane, ho sempre coltivato la mia passione per l’attività escursionistica».

Una passione che è diventata un lavoro: com’è successo?
«Con una delle tante camminate, ho avuto una ispirazione: accompagnare alla condivisione delle bellezze del parco altre persone. E così, dal 2005 sono diventato Guida ambientale escursionistica della Regione Emilia-Romagna. La mia zona di riferimento, parco nazionale dal 1992, si trova a cavallo fra Romagna e Toscana e presenta una estensione di 38mila ettari».

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RIFERIMENTI:

 Viaggi a piedi Le Vie dei Canti


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