Con la mamma riso bollito e verdure, con il papà gli hamburger di McDonald’s. Sull’alimentazione del figlio dodicenne i genitori divorziati erano talmente in disaccordo che la questione bistecca sì bistecca no è finita in tribunale, come racconta l’Eco di Bergamo. La madre del minore, casalinga, non mangia carne da nove anni e segue un regime alimentare macrobiotico che ha imposto anche al figlio. Il suo menù tipico? Colazione con crema di riso, fetta di pane e marmellata fatti in casa, biscotti e tè bancha, pranzo con riso integrale al sughetto di verdure, legumi o pesce (solo se pescato), e contorno di verdure. A cena miglio, cous cous o pasta verdura di stagione e ancora legumi (o pesce).
Quando il padre, commerciante di prodotti agricoli, lo ha saputo, ha accusato la donna di averlo escluso dalla scelta che, a suo avviso, metterebbe a rischio la salute del figlio. Inizialmente ha tentato di risolvere la questione impostando l’alimentazione del weekend (quando il figlio vive con lui) su alimenti come carne, latticini e dolci. La moglie però si è lamentata dei malori del figlio: dopo ogni fine settimana con il padre, tornava a casa con il mal di pancia. Anche grazie ai pranzi dalla nonna a base di polenta, gorgonzola e salsiccia.
L’ex marito alla fine si è rivolto al tribunale, per chiedere al giudice di assumere, «in mancanza di accordo fra i genitori, gli opportuni provvedimenti con riguardo al regime alimentare del minore». E il magistrato ha stabilito che la madre deve mettere in tavola la carne almeno una volta durante la settimana. Mentre nel weekend il padre non deve proporla al figlio più di due volte. La reazione della mamma? «Non posso credere che la legge italiana mi obblighi a dare carne a mio figlio. Io la carne non gliela darò. Continuerò a fargli mangiare alimenti sani».
Chi verificherà quale dieta verrà somministrata da entrambe le parti al bambino? I vigili? Un ispettore? Un nutrizionista incaricato dal tribunale? I giudici di Masterchef?
commenta: redazione@traterraecielo.it