Un ingegnere prestato alla natura? Sì perché Andrea Zanobini, guida Vie dei Canti, si entusiasma all’aria aperta, sulle cime delle Alpi e lungo il mare della Toscana, ed esprime un sincero affetto professionale quando, da docente universitario, parla del suo ateneo e dei ragazzi che studiano. Se avesse più potere, terrebbe con sé tutti i bravi laureati che stentano ad affermarsi nel mondo del lavoro. Se invece avesse più tempo, camminerebbe di più, magari verso Est. Per ora dà appuntamento a tutti i camminatori per un weekend sulla Costa degli Etruschi da Piombino fino a San Vincenzo, lungo l’antica Via dei Cavalleggeri. Due giorni, il 19 e il 20 ottobre, con il Mar Tirreno sempre sulla sinistra e i boschi di macchia mediterranea sulla destra.
Secondo te sta crescendo la voglia di viaggi a piedi, di avventura o meditativi, anziché di quelli preconfezionati?
“Sì, la tendenza è evidente e la propensione a camminare è in costante aumento. Credo che sia una fenomeno legato a una vita quotidiana con poche soddisfazioni. Probabilmente i viaggi in crociera o nel Mar Rosso non offrono le giuste risposte”.
Il viaggio che proponi dura lo spazio di un fine settimana, ti piacerebbe condurne uno di più giorni?
“Sì, certamente, per esempio in Corsica o in Val d’Aosta. La volontà c’è, ma è spesso incompatibile con i tanti impegni di lavoro”.
Hai mai pensato di proporre un trekking urbano nella tua Firenze?
“Beh, fino a qualche anno ero sfavorevole, ma poi ho lentamente cambiato idea. Certo, andrebbe curato con attenzione. Una zona interessante potrebbe essere quella di Settignano e delle colline nei suoi dintorni. Nel centro storico la situazione è più problematica a causa di una recente pedonalizzazione non al meglio realizzata. Al di fuori ci sono viali caotici e improponibili”.
Quando non fai la guida, quali sono le mete che ami visitare?
“Durante i periodi di ferie mi muovo in camper e prediligo l’est europeo e paesi come Albania, Montenegro, Grecia, Turchia. Sono posti semplici e spesso integri e dove la gente è calda e ospitale. Da un punto di vista escursionistico scelgo sempre più spesso le Alpi, che consiglio a tutti di conoscere a fondo. Non hanno niente da invidiare a nessuna montagna del mondo!”.
Anche secondo te la differenza principale è fra est e ovest anziché fra nord e sud?
“Senza dubbio. E’ un aspetto che ho sempre sostenuto. Senza generalizzare, ma in Francia, in Spagna o in Svizzera, ad esempio, ci sono posti unici speciali, ma spesso dallo stesso sapore. Se cerchi qualcosa di non globalizzato e veramente differente e vuoi incontrare persone e luoghi speciali, è preferibile puntare a Oriente. Un libro imperdibile in questo senso è “Prua a est” di Ernesto Tross. Tutti dovrebbero leggerlo almeno una volta! Le emozioni regalate da un monastero in Bulgaria o in Romania o da un’isola dell’Egeo non hanno niente a che vedere con i pur bellissimi Pirenei o i paesaggi provenzali”.
Sei un docente universitario: ti trovi più a tuo agio come guida di viaggiatori o di studenti?
“E’ chiaramente molto diverso. Il mondo Facoltà di Ingegneria è essenzialmente tecnologico mentre dall’altra parte ci sono l’aria aperta, la natura, il vento e il mare. Si viaggia su due binari differenti, ma sono due condizioni che si compensano tra loro. Dopo essere stato qualche giorno via da tutto, sulle Alpi ad esempio, mi fa molto piacere ritornare ai miei libri di studio o con i ragazzi dell’Università. E viceversa”.
Qual è lo stato di salute dell’università italiana?
“Rispetto all’ultima volta che ne abbiamo parlato, due anni fa, è purtroppo ancora peggiorato. Molti ottimi laureati stentano a trovare lavoro o sono sottovalutati e sfruttati. La soluzione di andare all’estero per almeno 2-3 anni è quella che consiglio. E poi, nello specifico, noi ingegneri non sempre abbiamo ricavato da tutte quelle ore passate a studiare la giusta gratificazione economica. Siamo manovali di alto livello, ma sempre manovali. Anche negli anni d’oro, a trovare il benessere è stato sempre stato qualcun altro”.