Ho bevuto il silenzio di Dio alla sorgente del bosco
Georg Trakl
Un altro momento cruciale di passaggio. Quello che per noi coincide con la festa di Ognissanti o con il sempre più commerciale Halloween infatti, non è che il retaggio del Capodanno Celtico.
La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre ci si recava nei cimiteri fra canti e banchetti in quanto si credeva che i morti tornassero sulla terra per entrare in contatto con i vivi.
Se ci può sembrare strano che i Celti avessero scelto il cuore dell’autunno per celebrare l’inizio dell’anno è soltanto perché abbiamo perso il contatto con i cicli della natura e delle coltivazioni.
Novembre coincide infatti con la fine di una stagione agraria e l’inizio di una nuova. Il grano è stato appena seminato, è sepolto nel grembo della terra, negli inferi, e comincia il suo lento viaggio verso la germinazione: vita e morte in questo periodo dell’anno in cui gli alberi si spogliano e il canto degli uccelli si fa meno fitto si confondono e si confrontano come non mai.
Un periodo prezioso quindi sta avendo inizio: di raccoglimento, di esplorazione del nostro sottosuolo, di fermento silenzioso ma incessante, di lentezza e riflessione, di preparazione a una rinascita. E la natura intorno a noi non fa che dircelo.
Andiamo nel bosco e proviamo a essere bosco.
Ne trarremo sicuramente beneficio.