Ci sono state tante lacrime durante la proiezione del Piccolo Principe. Ad asciugarsi le guance, però, non sono stati i bambini, di cui era piena ma non strapiena la sala cinematografica nel giorno della Befana, ma gli adulti. La favola del ragazzino che vola tra stelle e pianeti fa arrossire ed emoziona perché è un modo per ricordare il filo sottile e lunghissimo che lega i grandi alla propria fanciullezza. Tutti siamo stati bambini una volta, ma quasi tutti ce ne dimentichiamo e questi 92 minuti di favola animata hanno un po’ l’effetto di provocare un senso di colpa. Siamo diventati quei meravigliosi adulti che la nostra fanciullezza prometteva?
Il Piccolo Principe è un libro che ha venduto 145 milioni di copie. Dopo la Bibbia, è il testo più tradotto del mondo. Ma come trasportare in un film le emozioni suscitate dalla lettura di un romanzo tanto amato? Come raccontare, senza impoverirle, le parole della volpe che vuole essere addomesticata, e così resa unica al mondo, e quelle della rosa vanitosa? E l’asteroide B-612 minacciato dalle radici del baobab? E il cappello che in realtà è un boa che inghiotte un elefante? Chi ha letto il libro sa che le trappole nel passaggio al grande schermo sono tante. Chi non lo ha mai letto può scivolare sulla poltrona, appoggiare la testa sullo schienale, sprofondare le mani in tasca, allungare le gambe e distendere mente e cuore.
Preso dal dubbio di rispettare il mondo fantasioso di Saint-Exupéry, il regista protegge la storia del Piccolo Principe creandole intorno un’altra storia. Dove la protagonista è una bambina che si trasferisce in un nuovo quartiere insieme alla madre. Mentre quest’ultima vuole incasellare ogni attimo del suo presente per proiettarla verso un futuro al top, lei conosce un anziano aviatore un po’ eccentrico (impariamo a riconoscerli e proteggerli, ndr), che attraverso le pagine del suo diario e i suoi disegni le racconta una storia. La sua storia. Tanti anni prima, precipitato nel deserto del Sahara, si è imbattuto in un misterioso ragazzino che diceva di giungere da un altro pianeta. E che come prima cosa gli ha chiesto: “Mi disegni una pecora?“.
“L’essenziale è invisibile agli occhi“, dice la volpe in un dialogo del libro, forse il più famoso. Ecco, il punto di forza del film è la non abbondanza di citazioni. Sarebbe stato facile, ma il regista se n’è tenuto alla larga per non rendere stucchevole la narrazione. La mia preferita, ad esempio, assente nel film, è quella che suggella il racconto dell’incontro tra il Piccolo Principe e il mercante di pillole che calmano la sete, quelle che se inghiottite una ogni sette giorni, non si sente più il bisogno di bere. Dinanzi ai dubbi del ragazzino sull’utilità di vendere questa roba, il commerciante magnificava il risparmio di tempo: cinquantatré minuti la settimana. Ma “io – dice il Piccolo Principe – se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…“.
Già, ci sono quegli insegnamenti di vita, elementari e proprio per questo messi da parte, come quelli del serpente che spiega come ciò che sembra un male possa servire a far del bene, e quelli della volpe che rivela come le amicizie possano essere tante ma sempre uniche. Il film ha un forte impatto emotivo che poco lo rende adatto alla visione dei bambini, non a caso un po’ irrequieti nella sala di proiezione. Il tema del saper dire addio è centrale e ripetuto: capire come affrontare il dopo e lasciarsi alle spalle chi non può seguirci lungo il nostro cammino.
Il film incanta gli occhi dello spettatore mescolando linguaggi diversi: l’animazione al computer della storia della bambina e l’universo del Piccolo Principe, 3D e modello di carta, il mondo grigio degli adulti e quello tra lo sfavillante e il malinconico delle avventure spaziali del protagonista. Poi si torna a casa, viene la voglia di riprendere in mano il Piccolo Principe e ci si promette di ricordare tutte le volte che serve quella bionda testolina dalla sciarpa perennemente svolazzante.
PS. Quali sono allora i consigli su come diventare meravigliosi adulti suggeriti dalla visione del film sul Piccolo Principe? Leggere tutti i giorni (ce lo insegna la bambina), rallegrarsi con il prossimo e provare gratitudine (ce lo insegna l’anziano aviatore), accogliere con entusiasmo i cambiamenti (ce lo insegna nel finale la mamma manager), assumersi la responsabilità delle azioni (ce lo insegna la rosa), discutere di idee (ce lo insegna il Piccolo Principe), imparare in continuazione (ce lo insegna ancora il Piccolo Principe), sviluppare con immaginazione piani di vita (ce lo insegna la volpe).
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