Il 28 gennaio 2015 ha avuto luogo a Torino la prima udienza del processo in cui Erri De Luca è chiamato a rispondere di istigazione al sabotaggio a favore della protesta No Tav in Val di Susa. Lo scrittore ha rifiutato il rito abbreviato, che si sarebbe svolto a porte chiuse. Spiega lo scrittore napoletano: “Sul banco degli imputati mi piazzano da solo, ma solo lì potranno. Nell’aula e fuori, isolata è l’accusa“.
La parola contraria è un pamphlet a difesa della libertà di opinione. “Per me, da scrittore e da cittadino, la parola contraria è un dovere prima di essere un diritto – sottolinea e ricorda, citando Pasolini, Goethe e Rushdie -. Se dalla parola pubblica di uno scrittore seguono azioni, questo è un risultato ingovernabile e fuori del suo controllo“. Prima del processo è arrivata anche la solidarietà spontanea di tanti ed è stata aperta la pagina internet “iostoconerri” che ha dato “prova concreta che l’incriminazione non ha isolato, ma istigato alla reazione opposta” fa notare De Luca. Lo scrittore chiede anche sia lo “Stato a costituirsi parte civile” e non la ditta privata francese, Ltf sas, che ha depositato la denuncia contro di lui il 10 settembre 2013 presso la procura di Torino.
Feltrinelli, 64 pagine, euro 4.