La mia prima vacanza… nel girone dei Golosi

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La mia prima vacanza… nel girone dei Golosi

Riceviamo e pubblichiamo la simpatica e significativa lettera di Siro. Nel 1991 ha partecipato al Campo Ragazzi Tra Terra e Cielo. A distanza di 22 anni ricorda alla perfezione quell’esperienza. Vorrebbe ritrovare qualcuno degli operatori o dei partecipanti di quella settimana. Chi c’era?

Era l’estate del 1991 avevo undici anni e sinceramente non avevo voglia di far nulla. Del resto non avevo voglia manco di mangiare visto che ero parecchio di stomaco debole. I miei erano preoccupati mi proposero di andare un periodo in montagna a rigenerarmi dopo la fine della scuola.
Accettai con qualche remora la proposta ma alla fine raccattando per la casa le cose e preparando lo zaino per stare via quei sette giorni ero parecchio emozionato. Tra Terra e Cielo, boh che nome strampalato… Appuntamento alla scuola di un paesino sperduto della Lunigiana di cui non ricordo il nome. In macchina ho il vomito come sempre, non so se è a causa dell’odore impregnato del sigaro che fuma mio padre, oppure sono gli ammortizzatori scassati dell’R4 che fanno dondolare l’abitacolo come una bagnarola. Eccoci all’appuntamento. C’è una sfilza di ragazzi come me ma per fortuna non mi calcolano intenti a salutare con i lacrimoni i propri accompagnatori/abbandonatori, io cerco di fare buon viso a cattivo gioco col mio.

Dopo la partenza dei caronti tutti a cena, il menù mi pare un po’ scarno ma tanto avrei mangiato poco. La prima notte terribile nel sacco a pelo passa nel suono rimbombante del russare delle guide nelle aule vuote. Sorpresa a colazione: thé bancha con riso soffiato, chiedo un poco di zucchero ma pare che non ce l’abbiamo. A questo punto mi pare di essere capitato al girone dei Golosi e dico ma perché? L’operatore secondino mi risponde: questo è un campeggio macrobiotico, non te l’hanno detto? Macrochè?, dico io no non so nulla di tutto ciò eccheccavolo però! Vado a rimuginare fuori ma alla fine la brodaglia va giù e dopo un po’ partiamo e ci incamminiamo su per la gobba del monte. Scendiamo un pendio poi un altro ancora. Insomma camminiamo per una fracca di ore. Che mal di gambe! Eccoci arrivati al campo. Il campo con i tepee, il cerchio del fuoco e tutto il resto.

Wow mica male però! Penso e intanto è pronta la cena: tofu e piselli, BLOB! Poi si deve pure fare la conta a chi lava i piatti. Ma quali Indiani d’America, qui siamo in un campo di concentramento! Vabè andiamo a dormire nelle tende, intanto qualcuno estrae i tesori in forma di merendine e cioccolato peccaminoso, mamma mia mi fiondo a elemosinare un poco di quell’oro marrone ma nulla, c’è da fare una partita a carte: chi vince mangia, io perdo argh!
Secondo giorno la routine del campo è spezzata dal salame di cioccolato vegano e le polpette di seitan… voglio tornare a casa!! In realtà il corso di massaggi è fighissimo, e i racconti nel tepee si susseguono con eccitazione, ci diamo un nome di battaglia e io sono Falco Grigio, Giacomo è Lupo nero ci siamo conosciuti in questo inferno e si sa non c’è come condividere un dramma per stringere un amicizia! Lui ha portato un paio di chili di uvetta perché sua madre aveva paura che dimagrisse e siamo compagni di tenda.

I giorni volano cibandoci di erba “panevino”, passeggiate e giochi di gruppo. ll cibo che in fondo in fondo mi comincia a garbicchiare, ormai lo stomaco non mi fa per niente male, in compenso abbiamo imparato a fare i castelli umani! Purtroppo è già ora di salutare tutti questi nuovi amici e tornare alla vita normale di città, stavolta però telefono a casa e dico che prendo un passaggio da Giacomo e vedo che la sua macchina mi fa un effetto migliore… speriamo di tornare un altro anno!

Siro
Ass. Orme d’Ambra
sironicolazzi@gmail.com
Carrara, marzo 2013

Tra Terra e Cielo
Tra Terra e Cielo
Abbiamo la convinzione che il cambiamento del pianeta nasca all’interno di ognuno di noi, dall’attenzione che poniamo al cibo che scegliamo, dalla qualità delle relazioni che intratteniamo con il mondo esterno e con noi stessi/e, dal tipo di benessere che ci doniamo.

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