La lentezza è la premessa della serenità.
Milan Kundera
Sin dall’antichità il nostro rapporto con il tempo è stato conflittuale.
Possiamo prendere come esempio il dio Crono, la personificazione del Tempo, una delle figure più complesse, affascinanti e ambivalenti che la mitologia greca ci abbia lasciato.
In lui, attraverso la pratica di divorare i propri figli, si racchiude il tempo distruttore, ma anche quello creatore, in quanto rappresenta l’origine del tempo stesso.
Crono raffigura l’ineluttabilità dello scorrere del tempo che nessuno può fermare, ma anche la giustizia, dal momento che il tempo, prima o poi, porta a ciascuno ciò che si merita.
Inutile quindi imputare la nostra perenne difficoltà col tempo esclusivamente ai ritmi frenetici della vita contemporanea: confrontarsi con la multidimensionalità del tempo è profondamente umano. Ed è sempre esistito. Non è necessariamente un “male” di oggi.
Forse basterebbe provare a non volerlo gestire, il tempo, ovvero poter rinunciare all’altrettanto umana presunzione di controllo. Forse sarebbe sufficiente tentare di conoscerlo meglio e iniziare a fluire insieme ad esso, senza più lottarci contro. Anche se di primo acchito ci verrebbe da sostenere il contrario, la realtà dei fatti è che il tempo non conosce velocità. Perché allora correre? Rallentare non è un’azione che fa perdere tempo, ma è un’azione che sta “nel” tempo. Insomma è un qualcosa che ci possiamo permettere di fare, è un qualcosa che ci fa avere una consapevolezza sana non solo del tempo in sé, ma anche delle nostre relazioni, del nostro essere e del nostro benessere, insomma, come diremmo noi di Tra Terra e Cielo, del nostro Walk Eat Love personale.
È di Thich Nhat Hanh la frase “Il passato è finito, il futuro non è ancora arrivato. C’è solo un momento in cui puoi vivere: adesso.”
Abbracciamo, dunque, il presente nella sua pienezza. Ritroviamo la nostra presenza sia SULLA terra, sia NEL tempo.