L’Isis fa paura? Chiudi il conto con la guerra | Banche armate 2015

Il Cammino di Santiago in 105 secondi
13/12/2015
Viaggiare a piedi: piccolo è bello
15/12/2015

L’Isis fa paura? Chiudi il conto con la guerra | Banche armate 2015

Con questo ultimo numero dell’anno di Walk Eat Love puntiamo i riflettori sulle banche armate, quelle che finanziano il mercato delle armi e di munizioni, di carri militari e blindati, di polveri, esplosivi e propellenti. L’elenco è a disposizione di tutti perché esiste una legge (la 185 del 1990) che obbliga il governo a rendere pubblici i dati sul finanziamento e il commercio delle armi. Ma può bastare una semplice parola per cambiare il senso delle cose. Se fino a due anni fa le banche sono state obbligate a chiedere l’autorizzazione del Ministero dell’Economia per i trasferimenti bancari relativi alla vendita di armi, adesso è sufficiente una comunicazione, così le banche risparmiano tempo e il governo si pulisce la coscienza.

Ecco perché la lista che pubblichiamo è parziale. Riguarda solo le operazioni comunicate al governo: nulla sappiamo di quelle non ufficiali se, come è possibile, ce ne sono. Nella lista compaiono solo i nomi dei grandi gruppi bancari che, in anni recenti, hanno monopolizzato il mercato acquisendo molte banche minori o locali. Se la tua banca non c’è, verifica a quale gruppo appartiene e, se è il caso, dille di smettere.

Certo, è tutto legale. Le armi si vendono perché c’è un mercato. C’è un mercato per le pellicce, per i concimi chimici, per i detersivi inquinanti, per gli animali destinati alla vivisezione. Tutto legale. Le banche fanno il loro mestiere, niente di strano. Ma non vogliamo che i soldi dei nostri conti vadano a finanziare il commercio di armi. Se lo fa, la cambiamo. Se lo facciamo in tanti, forse alla banca non converrebbe finanziare la guerra. Le alternative non mancano, come Banca Etica, facilmente accessibile online.


ELENCO BANCHE ARMATE 2014
e valore delle operazioni segnalate agli istituti di credito per l’esportazione di armamenti

Deutsche Bank: 831.904.924,52 euro
Gruppo Bnp Paribas (Banca nazionale del lavoro, Bnp Paribas): 499.771.346,26 euro
Barclays Bank Plc: 268.958.862,91 euro
Unicredit Group (Unicredit spa e Unicredit Bank Ag): 235.824.562,76 euro
Ubi Banca (Banco di Brescia, Banca popolare commercio e industria, Banca regionale europea spa): 200.883.516,22 euro
Gruppo Crédit Agricole (Crédit Agricole corporate and investment bank, Cassa di risparmio della Spezia spa, Cassa di risparmio di Parma e Piacenza, Banca popolare Friuladria): 113.513.686,65 euro
Commerzbank: 97.700.114,02 euro
Société Générale: 61.803.678,41 euro
Intesa San Paolo: 50.364.817,37 euro
Banco Santander sa: 43.538.435,03 euro
Banca Valsabbina scpa: 40.455.652,82 euro
Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio: 39.642.014,28 euro
Banca Popolare dell’Emilia Romagna: 27.646.023,20 euro
Europe Arab Bank Plc: 25.242.471,51 euro
Banca Carige spa – Cassa di Risparmio di Genova e Imperia: 10.405.338,75 euro
Natixis: 7.991.086,04 euro
Credicoop Cernusco sul Naviglio: 6.018.274,86 euro
Banco Bilbao Vizcaya: 4.209.081,17 euro
Altri: 19.131.427,74 euro

TOTALE: 2.585.005.364,52 euro

Fonte: Relazione 2015 Ministero dell’Economia e delle Finanze

 

Come sempre tra gli istituti italiani spicca il Gruppo Unicredit con il 9,1% del mercato. La tedesca Deutsche Bank, la francese Bnp Paribas e la britannica Barclays controllano da sole oltre la metà del valore. Ma a chi vanno tutti questi soldi? In prima fila c’è l’Algeria di Bouteflika, il paese nordafricano ancora alle prese con conflitti interni di natura religiosa. Subito alle sue spalle ci sono gli Emirati Arabi Uniti e quindi la Gran Bretagna. Non passano nell’indifferenza i numeri relativi a Israele (quasi 160 milioni di euro), dell’Arabia Saudita (123,7 milioni) e della Turchia (circa 115 milioni di euro). Se sommiamo i dati di Nordafrica e Medio Oriente si scopre che rappresentano le aree del mondo con maggiori rapporti commerciali con aziende armate e banche italiane.

Ma non è la stessa legge 185 a proibire alle aziende italiane questo mercato? Stando al testo della norma non potrebbero fare affari con paesi in conflitto o in cui sono accertate gravi violazioni dei diritti umani o la cui spesa miliare è eccessiva rispetto a quella sociale. Non potrebbero, appunto.


Che ne pensi? Scrivi nello spazio commenti qua sotto o mandaci una mail a redazione@traterraecielo.it

Tra Terra e Cielo
Tra Terra e Cielo
Abbiamo la convinzione che il cambiamento del pianeta nasca all’interno di ognuno di noi, dall’attenzione che poniamo al cibo che scegliamo, dalla qualità delle relazioni che intratteniamo con il mondo esterno e con noi stessi/e, dal tipo di benessere che ci doniamo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.