Tutto è iniziato da quel fastidioso gonfiore della mia pancia. Che i pranzi fossero lauti o modesti cambiava ben poco. E che dire dell’alito cattivo e di quella sensazione di sentirsi la pelle sporca e grassa? Percezioni si dirà, ma è sempre meglio non averle.
Ecco allora che nel corso di una piacevole serata vegana la mia vicina di tavolo mi suggerisce: “Hai provato con la cura del limone?“. La mia alzata di sopracciglio non avrà deposto a favore delle mie reali intenzioni, ma il suggerimento mi ha subito intrigata. E così, un po’ perché è un metodo naturale un po’ perché sono sempre stata attratta dalle cose più drastiche, ho iniziato il mio percorso.
Per un mese o poco più (tra aprile e maggio) ho bevuto ogni mattina e prima di fare colazione il succo di mezzo limone, diluito in acqua tiepida e non zuccherata. Non un buon risveglio verrebbe da dire e infatti può essere così: nausea e senso di disgusto sono dietro l’angolo. Il mio consiglio è di affidarsi alla propria personale sensibilità per decidere se aumentare la dose di succo (come ho fatto dopo pochi giorni), diminuirla o sospenderla.
Tuttavia una forte spinta a proseguire arriva dopo i riscontri. Non era trascorsa neanche una settimana che la mia digestione era migliorata e la sensazione di benessere generale aumentata. Ma era stato soprattutto il riacquisto della prontezza mentale e perfino di quella fisica a rappresentare la più piacevole delle sorprese collaterali. Evidentemente la mole di tossine da eliminare andava ben oltre le mie più torbide previsioni.
La cura ha poi avuto un’altra conseguenza inattesa: ho smesso di bere caffè. Non solo esattamente qual è il motivo, ma per ora non rientra tra i miei desideri mattutini (e giornalieri). Peccato solo che ho perso un paio di chili di cui non ne sentivo il bisogno.
La mia personale cartina di tornasole è stata la lingua. Ogni mattina la tiravo fuori davanti allo specchio fino a sentire tirare le tonsille così da scorgerne ogni piccolo cambiamento. Da bianca e patinosa era diventata giallastra e si era un po’ ingrossata per poi tornare liscia e rosea. A quel punto ho interrotto la cura del limone. Un consiglio? Usare limoni biologici e maturi. Un altro? Non spaventarsi nel caso di diarrea, mal di testa e forti sudorazioni. Passeranno.
La dieta depurativa a base di limone più famosa, che forse un giorno seguirò, ma di certo più in là nel tempo, è sicuramente quella proposta dal terapeuta igienista hawaiano Stanley Burroughs. Si tratta di una terapia dagli effetti disintossicanti e dimagranti. Durante il giorno si bevono da 6 a 12 bicchieri di acqua tiepida in cui miscelare 2 cucchiai di succo di limone fresco (spremuto al momento), 2 cucchiai di succo di acero di tipo C e un pizzico di peperoncino rosso in polvere, molto utile per sciogliere il muco e completare l’azione del limone.
Spulciando qua e là, ho scoperto come la cura di Burroughs sia sconsigliata a chi soffre di insufficienze epatiche, di iperacidità gastrica cronica e di quelle affezioni che compromettono la capacità dell’organismo di trasformare l’acido citrico, principale componente del frutto. In caso di dubbi è meglio confrontarsi con il proprio naturopata: ciascuno di noi è un universo unico.
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