Sotto tutti diari personali, quelli da riempire con la propria personale grafia e in cui imprigionare pensieri sulla carta. L’unico modo, per tanti, per riuscire a raccontare storie che non sarebbero capaci di ripetere a voce o che non potrebbe svelare perché in trincea, soffocati da un regime o per non compromettere le proprie certezze sociali. Alcune volte scritti con grafie a intreccio, altre battute a macchina in maniera fitta fitta, altre ancora su carta stropicciata da far sembrare le righe sui fogli bianchi rughe sul volto, ogni pezzo diventa una preziosa miniatura da tenere per anni chiuso in un cassetto e da riaprire solo quando la tempesta di emozioni sarà passata o quando l’ultima bomba dell’ennesima guerra sarà stata lanciata.
C’è il lenzuolo di Clelia Marchi: l’imponente diario personale di una contadina mantovana scritto sul lenzuolo matrimoniale condiviso per anni col marito. Le sue parole sgrammaticate, rigorosamente in corsivo, raccontano tutta una vita: “Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere”.
C’è la biografia di Vincenzo Rabito, bracciante semianalfabeta che descrive l’Italia del Sud della prima metà del Novecento: mille fogli scritti a macchina con interlinea zero in un linguaggio che non esiste, un po’ italiano un po’ dialetto siciliano.
Complessivamente sono più di 6.500 documenti di gente comune tra epistolari, diari e memorie. In parte sono accessibili alla consultazione attraverso un catalogo online, ma tutti sono disponibili all’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. In questo piccolo centro della verdeggiante provincia aretina, quasi al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, lo scrittore e giornalista Saverio Tutino ha messo in piedi uno scrigno di piccole e grandi storie di quell’Italia che, nel bene e nel male, tutti ci ritroviamo ad amare. Lo scopo? “Rispondere all’esigenza di memoria di un intero Paese e accogliere le testimonianze autobiografiche di un intero popolo“.
L’Archivio è in continua crescita. I promotori invitano a cercare nelle soffitte e nei cassetti i carteggi d’amore dei nonni, le lettere d’emigrazione, i taccuini dalle trincee di guerra, il diario di un vecchio antenato, le pagine personali scritte durante la vita, le memorie autobiografiche di eventi passati, i diari intimi giovanili. Il materiale viene raccolto in una sede pubblica e messo a disposizione delle generazioni future. Uniche due condizioni: i documenti devono essere autentici e non devono essere stati rielaborati né corretti da altri.
L’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano è un pezzo del viaggio a piedi “Sulle tracce di Francesco”, proposto dalle Vie Dei Canti dal 5 al 9 ottobre 2013. Passo dopo passo si cammina in un luogo di pace, da Sansepolcro all’Archivio di Santo Stefano dove sfogliare, pagina dopo pagina, i preziosi diari di una vita.