Visitare un paese senza lasciare tracce. Rispettare e adattarsi a usi e tradizioni del posto. Privilegiare l’ospitalità a carattere familiare o su piccola scala e, nelle scelte di spesa, alimentare l’economia locale. Insomma, non essere turisti distratti, ma turisti responsabili. Sono i numeri a dire che questo modo di viaggiare è sempre più diffuso anche in Italia. A tal punto che nel 1994 è nato il Forum nazionale sul turismo responsabile che ha portato alla firma della “Carta d’identità per viaggi sostenibili” e alla costituzione dell’Associazione italiana turismo responsabile.
Sia il turista che l’organizzatore del viaggio – sia esso un tour operator, un’agenzia o un’associazione culturale – sono invitati a seguire alcune indicazioni prima della partenza, durante la visita e al ritorno a casa. Nelle fasi preliminari acquisire e offrire consapevolezza sull’importanza del viaggio come momento di crescita e interscambio culturale oltre che di svago e divertimento.
Nel corso del viaggio, l’utente dovrebbe evitare di esibire ricchezza e lusso rispetto al tenore di vita locale, chiedere il consenso alle persone per scattare foto e registrare filmati, privilegiare artigianato, gastronomia e arte locali, non assumere comportamenti offensivi per usi e costumi del posto, rispettare l’ambiente e il patrimonio storico-monumentale.
Tornato a casa, il viaggiatore dovrebbe approfondire i temi affrontati durante l’esperienza di turismo responsabile; l’organizzatore produrre materiale informativo sulle esperienze raccontate; le comunità locali ospitanti verificare impatto, incontri avuti e ritorno economico. Insomma, il viaggio inteso non più come esperienza privata, ma come chiave per la creazione di una rete sociale e per la diffusione dell’idea dell’importanza delle azioni anche in vacanza.
Ma perché chiedere un supplemento di attenzione in un momento di relax? Il motivo è semplice: per proteggere ambienti, culture, società ed economie di quei paesi che non hanno le forze per farlo e rischierebbero altrimenti di diventare tutti simili fra loro. O, per dirla con le parole dell’Aitr, per restituire il diritto alle comunità locali di essere protagoniste dello sviluppo turistico.