Camminare è meditare. Esercizi per liberarsi da città, ira e possesso

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Camminare è meditare. Esercizi per liberarsi da città, ira e possesso

Riscoprire la natura con il passo lento del camminatore aiuta a ritrovare la spiritualità perduta o sonnacchiosa dentro di noi. Non si tratta di essere seguaci di una religione, ma semplicemente di meditare. Basta poco: togliersi l’orologio dal polso, allentare i lacci delle scarpe, sedersi sul sacco a pelo arrotolato o sullo zaino, incrociare le gambe, tenere le mani rilassate sul grembo, sollevare la testa, raddrizzare la schiena, ondeggiare il busto con lentezza e leggerezza avanti e indietro e concentrarsi sul respiro. Sono sufficienti – come suggerisce il camminatore Giorgio Kutz, autore di pregevoli guide sull’argomento – 15 minuti al giorno del corso di un viaggio a piedi per sperimentare questa pratica. Anzi, ci sono alcune guide Vie dei Canti e alcuni percorsi in Italia e all’estero che favoriscono e incoraggiano la meditazione.

Liberarsi dalle città. Inspirare lentamente la natura intorno ed espirare altrettanto lentamente i pensieri legati alla vita cittadina, dalla fretta alla ricerca del parcheggio, dal traffico allo smog, dallo stress delle quotidianità al lavoro. Queste immagini che affluiranno e si agiteranno nel corso della meditazione vanno espulse come se fossero un fumo nero che esce nella fase dell’espirazione.

Liberarsi dall’ira. La pratica è la stessa, cambia l’oggetto. A essere messi a fuoco sono adesso gli eventi recenti o passati che hanno generato irrequietezza e collera. Il pensiero è semplice: se sei nel giusto non c’è bisogno di adirarsi, se sei nel torto non c’è il diritto. L’immagine da crearsi è la stessa: un fumo nero che esce mentre si espira.

Liberarsi dal possesso. La cosa più grande in proprio possesso è ciò che sta attorno nel momento della meditazione nel viaggio a piedi e le 24 ore successive. E allora, respirare, inalare la natura ed espellere il desiderio di possesso di tutte le cose di cui non ce n’è realmente bisogno. La leggerezza mentale è una delle chiavi del benessere.

Il viaggio a piedi Le Foreste Sacre nel Parco nazionale del Casentino (8-15 agosto 2015), ad esempio, porta con sé unisce aspetti naturalistici, storici e meditativi. «Ambienti come questo, molto vicini alla selva antica – spiega la guida Antonello Dominici – attirano persone alla ricerca della spiritualità». Da queste parti «San Francesco – ricorda – ha sicuramente trovato un buon rifugio per il suo percorso religioso e non a caso ha fondato il santuario omonimo. Anche i monaci camaldolesi hanno individuato in questi territori uno spazio ideale per le loro preghiere e ne sono testimonianza il santuario e l’eremo di Camaldoli». Si può ricercare la spiritualità anche sulla vetta della Majella (24-30 luglio 2015), il secondo complesso montuoso dell’Appennino con il suo scenario lunare che ha fatto da sfondo a film di fantascienza, o nel Parco dello Stelvio (23-29 agosto 2015) tra camosci, stambecchi e marmotte, in cui la natura si mostra nelle sue più seducenti manifestazioni. E sicuramente in Lapponia (4-12 settembre 2015) nel regno delle renne e della tundra artica, dove sembra che tutto inizi e tutto finisca.

Già Bruce Chatwin ha individuato la presenza di uno stretto legame tra nomadismo meditazione e religioni. Lo ha scritto nell’Anatomia dell’irrequietezza: “Le grandi fedi rinunciano alla ricchezza materiale e all’idea di progresso a favore di valori spirituali. Le loro ideologie si rifanno alle esperienze religiose degli antichi cacciatori mandriani“. In fin dei conti basta prendere uno dei libri sacri delle tre principali religioni monoteiste – ebraica, cristiana e islamica – così come leggere con attenzione i testi di riferimento del buddhismo e dell’induismo, per scoprire l’abbondanza dei riferimenti alla vita dei pastori.


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